Il setter più Inglese o Italiano... di Diego Briganti'
Il setter inglese o italiano?

Parlando dello stato attuale delle razze da ferma inglesi,dobbiamo per forza fare delle distinzioni:

il setter inglese attualmente in Italia gode di buona salute; le iscrizioni al LOI risultano numerose. A giudicare dai fatti gli utilizzatori della razza sono molteplici, ma tra i tanti ausiliari iscritti al LOI quanti sono veramente setter? Quanti tra i cacciatori lo utilizzano adeguatamente? Per non parlare poi di quello che avviene tra gli sportivi.

Oggi risulta tutto più esasperato, tutto più compresso, attualmente alle gare classiche, al Derby,in Coppa Europa si apprezzano soltanto i cani muniti esclusivamente di 'turbo' ,solo in quel caso l'uomo con il delirio della velocità ha potuto essere efficace,ma sulla centralina non è potuto intervenire, né sul carattere ed ancora meno sulla psiche e sullo stile. Noi, appassionati, li chiamiamo ancora con il loro nome (di razza) ma essi sono ausiliari attualmente diversi o quasi simili. In ogni modo da codeste considerazioni l'appellativo di 'moderno', viene comunemente usato per i rappresentanti di tutte le razze da ferma inglesi. Quanto sopra citato riguarda esclusivamente l'operato dissennato degli allevatori di tutte le razze da ferma, nessuna esclusa.

Fin dalla fine dell'800 ai giorni nostri gli allevatori delle razze da ferma, specialmente in Italia, hanno fatto la selezione al contrario, senza contare che tutti gli utilizzatori, dresseur e cacciatori richiedevano soggetti sempre più veloci i primi, cani sempre più a tiro di fucile e capaci di riportare dal fringuello al germano con sollecitudine, i secondi. Ma se di catastrofe nell'allevamento si deve parlare, questo è dovuto alla selezione delle razze, praticata dai partecipanti alle prove di lavoro, che per agonismo esasperato, hanno sempre permesso turni di lavoro per cani di razze da ferma differenti, con lo scopo di raggiungere dei risultati praticamente eguali. Dopo queste considerazioni voglio riferirmi ai diversi standard di lavoro dei rispettivi cani, che corrono praticamente gli stessi concorsi. In riferimento al fatto che gli standard morfologici sono cambiati anch'essi con l'adozione spudorata di teste , colli, orecchi, bracci, avambracci,spalle praticamente diversi, permettendo così l'allevamento di setter con posteriori rigidi, soggetti alti sulle gambe, portatori di prognatismo, displasia dell'anca, soggetti che vanno fuori mano, paurosi della schioppettata ed infine soggetti puramente folli. Leggendo però attentamente gli standard di lavoro dei cani puntatori inglesi, ci dobbiamo rendere conto che dei soggetti tramandatici dai grandi selezionatori inglesi ci resta veramente ben poco. In riferimento a quanto sopra descritto, non dobbiamo far altro che chiudere gli occhi ed immaginare un bel setter inglese al galoppo e come d'incanto lo vedremo correre rapido in un mare d'erba verde, ma non impetuoso ed allora ci sembrerà di vedere un tronco che scorre rapido sul letto di un fiume d'erba trainato da un filo immaginario,il tutto si svolge secondo una linea di riferimento più possibile aderente al terreno (rasente), anche dove questi terreni risultano lievemente ondulati,in modo che il concetto ricada nell'immaginario e risulti più PIEGHEVOLE.

Si pone all'attenzione che lo standard di lavoro dipende da numerosi fattori, che però sono esclusivamente intrinseci nella razza originaria, riguardo a ciò, torna in ballo quanto lo stile è frutto della selezione: in primis la psiche, ossia la centralina, poi l'aderenza al terreno nel galoppo dipende anch'essa esclusivamente dalla selezione. Normalmente si vuole il setter inglese come ricadente nella figura del rettangolo, come recita testualmente lo standard morfologico, nel quale le caratteristiche riguardano sì la coda a scimitarra e sericea, attaccata quasi in linea con il dorso, la testa lunga con uno stop ben definito (') cranio ovale (') che mostra molto spazio per il cervello (') ed il collo lungo. Ma ciò che è importante riguardo alla figura, rispetto allo stile e di conseguenza al movimento,risultano i requisiti che riguardano specificatamente l'anteriore del setter inglese, il quale per muoversi con poco sforzo, tra le altre cose, deve possedere spalle oblique , torace disteso e cerchiato. La figura del setter per entrare nel RETTANGOLO, pur avendo un tronco di moderata lunghezza, deve assolutamente possedere avambraccio si grosso e muscoloso con osso arrotondato, ma nello specifico, deve avere un gomito molto basso,in conclusione l'avambraccio deve risultare corto almeno meno della metà del braccio. Quanta capacità avevano dimostrato i Lord che allevavano cani capaci di galoppare anche per lunghi tratti e per un tempo considerevole,visto che i cani selvaggi, il lupo, lo sciacallo, la volpe, i braccoidi usavano il galoppo solo per brevissimi tratti e maggiormente per spostarsi usavano trottare o camminare. Quei cani erano selezionati nella costruzione soltanto ed esclusivamente per esigenza pratica, associata però all'attività venatoria, prima con le reti, successivamente con i falconieri, poi esercitata dai cacciatori con il fucile. Quei soggetti con qualità specifica di veloci galoppatori,come ci riportano le testimonianze, dovevano essere in special modo fermatori. Gli anglosassoni, inoltre, furono capaci di creare i cugini pointer con dei riflessi computerizzati, reazioni extra immediate allo stimolo dell'olfatto, con caratteri fortissimi con i quali durante il proprio galoppo impetuoso al minimo odore di selvatico portato dal vento, cadevano in catalessi con ferma statuaria, e se il selvatico si sottraeva di piede all'arrivo del cacciatore, il cane era capace di abbandonare la ferma per procedere a strappi,estremamente concentrato e teso,per poi ricadere nuovamente in ferma statuaria. Ma tali allevatori per lasciare ai posteri altro ausiliare capace di eccellere nelle attività venatorie, incline alle stesse identiche funzioni ma dal comportamento eseguito in maniera contrariamente opposta, crearono e selezionarono il cane da ferma generico ma con un senso talmente approfondito e ripetitivo, nell'intento di creare una razza duratura, tramite l'uso dell'allevamento in consanguineità, per mezzo del quale i soggetti attualmente esistenti risentono geneticamente di tali programmi, resistendo strenuamente alle manipolazioni degli allevatori MODERNI. Chi lo selezionò in precedenza si pregiò di creare un ausiliare diverso dal proprio cugino, capace di un galoppo di poco inferiore nella velocità ma che si contraddistingueva per la spigliatezza e la signorilità dello stesso. Identica la funzione, cioè il reperimento del selvatico, quale esso fosse, starna o grouse, ma la diversità consisteva esclusivamente nel metodo. Le caratteristiche lo differenziavano nell'azione venatoria soltanto nella filata,e successivamente il cane rallenta il galoppo, si abbassa con tutto il corpo rasente al terreno , nel tentativo di non disturbare affatto il selvatico, lasciando in posizione più alta, rispetto al corpo, il proprio naso che emerge dalla vegetazione. Se il selvatico all'arrivo del conduttore dovesse sottrarsi di pedina, esso con fare assolutamente cauto, (con in mente il terrore dello sfrullo), caratteristica questa specifica della razza, inizia la filata, cioè l'avanzamento prudente e silenzioso eseguito con movimento armonioso tratto da magia, come se si muovesse in un fluido, naso al vento e filando come serpe o pantera va in ferma nuovamente,schiacciato a terra, con la testa alta orientata verso il selvatico indicandone precisamente l'ubicazione. Pertanto nelle razze da ferma inglesi lo stile specifico della razza è soltanto adatto allo scopo, diceva un grande della cinofilia italiana, Alberto Chelini, che 'lo stile non è altro che il modo giusto di una razza di cani da ferma di svolgere il suo lavoro,cioè quello per il quale quella razza è stata creata, e che può diversificarsi anche profondamente nel modo ma non nello scopo'. Quando tutte le caratteristiche menzionate sono tanto spiccate,vivaci ed innate allora possiamo considerare che tanto della selezione eseguita dagli inglesi ci è stata, nonostante tutto, tramandata, e che forse non conviene stravolgere il prodotto genuino per creare un surrogato. Tale prodotto risulterebbe allo stato attuale quasi inservibile, anche in considerazione del depauperamento e la rarificazione della selvaggina, prodotte dalla barbara trasformazione dell'ambiente naturale.

Concludendo a chi sta ancora a cuore il setter inglese, che abbia anche a che fare con la similitudine del cane da caccia, con il quale si miri essenzialmente al carniere, quel cane che viene adoperato principalmente su beccacce, cotorni e su selvaggina naturale di montagna, è sicuramente corrispondente agli standard. È con tali soggetti, altamente tipici, con i quali si potrà invertire la tendenza, adeguando il parametro della caccia a quello delle prove e non viceversa come è accaduto finora. Tali soggetti saranno utilissimi in riproduzione, ed indispensabili in allevamento, altrimenti come scrive nel suo libro l'av. Franco Zurlini, 'mettere un bicchiere di cognac in una botte di aceto, non migliora di certo l'aceto ma di sicuro peggiora il cognac.

Diego Brigandì